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Chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul - Genealogia di Cristo da Adamo a Giacobbe e da Ruben ad Esrom - Cristo Pantocratore - Angeli

11 D 32 21 : 11 I 62 (ADAMO) : 11 I 62 (SETH) : 11 I 62 (NOÈ) : 11 I 62 (CAINAN): 11 I 62 (MALELEEL) : 11 I 62 (IARED) : 11 I 62 (LAMECH) : 11 I 62 (SEM) : 11 I 62 (JAFET) : 11 I 62 (ARFAXAD) : 11 I 62 (SALA) : 11 I 62 (HEBER): 11 I 62 (SARUCH) : 11 I 62 (NACHOR) : 11 I 62 (THARA) : 11 I 62 (ABRAMO) : 11 I 62 (ISACCO) : 11 I 62 (GIACOBBE) : 11 I 62 (FALEC) : 11 I 62 (RAGAU) : 11 I 62 (MATUSALEMME) : 11 I 62 (ENOCH) 11 I 62 (ENOS) : 11 I 62 (ABELE) : 11 I 62 (RUBEN) : 11 I 62 (SIMEONE) : 11 I 62 (LEVI) : 11 I 62 (GIUDA) : 11 I 62 (ZABULONE) : 11 I 62 (ISSACHAR) : 11 I 62 (DAN) : 11 I 62 (GAD) : 11 I 62 (ASER) : 11 I 62 (NAFTALEIM) : 11 I 62 (GIUSEPPE) : 11 I 62 (BENIAMINO) : 11 I 62 (FARES) : 11 I 62 (ZARA) : 11 I 62 (ESROM) : 11 G 19

Iconographic description

La cupola meridionale dell’endonartece è il punto di partenza del programma iconografico dell’edificio di culto; come quella settentrionale, è scanalata e presenta ventiquattro scanalature e nove finestre. Gli spigoli delle scanalature sono decorati con motivi vegetali stilizzati che si alternano a coppie: il primo, prevalentemente verde, è caratterizzato da un doppio bordo di foglie, divise da un bordo dorato; il secondo è costituito da una successione di foglie trilobate blu, bordate di oro e nero. Tra la fascia superiore e quella inferiore, i bordi che marcano gli archi sono caratterizzati da un motivo vegetale verde, rosso, oro e nero.Alla sommità, nel medaglione centrale, campeggia Cristo Pantocratore. Nella fascia superiore ed in quella inferiore sono rappresentati gli antenati di Cristo, in tutto trentanove, da Adamo ad Esrom: il gran numero di figure ha comportato il fatto che le scanalature siano molto strette e semicircolari. Adamo si trova in corrispondenza dell’asse orientale della cupola e di quello del soprastante medaglione con Cristo, tra due dei suoi figli: a sinistra, Abele, a destra, Set. Alcune di queste figure recano gli attributi iconografici tradizionali, oppure sono dotati di un particolare significato iconografico: Adamo è rappresentato in trionfo mentre calpesta il serpente, tenendo con la mano destra un verde ramo d’albero, così come un re tiene uno scettro; Noè regge l’arca, mentre Giuda regge una spada, in qualità di fondatore dell’omonima tribù vittoriosa. Mentre molte delle figure nascondono una mano sotto le proprie vesti, Zarah nasconde la mano sinistra nella manica, ricordando il gesto di ritrarre la mano dal cordoncino rosso porto dalla levatrice, subito dopo la sua nascita. Sugli archi di supporto della cupola sono presenti quattro medaglioni di differenti dimensioni, nei quali sono inscritti busti di angeli con le ali spiegate e le palme delle mani rivolte verso l’esterno, in posizioni differenti e con indumenti di colori diversi: di tali medaglioni quello orientale e quello occidentale sono perfettamente conservati, mentre la testa dell’angelo del medaglione meridionale e la parte inferiore dell’angelo del medaglione settentrionale sono andati distrutti (UNDERWOOD 1966, The Kariye Djami, vol. 1, pp. 49-59; CIMOK 1993, Chora mosaics and frescoes, pp. 25; RODLEY 1994, Byzantine art and architecture, p. 300; CIMOK 1997, Mosaics in Istanbul, p. 135; MANGO 2000, Chora, p. 60, p. 64; VELMANS 2006, L'arte monumentale bizantina, p. 243; BISANZIO COSTANTINOPOLI ISTANBUL 2008, p. 203).

Iconological description

L'immediata fonte testuale per la genealogia di Cristo è liturgica; l'ordine con il quale i primi antenati sono rappresentati della fascia superiore non segue necessariamente la sequenza cronologica del Vangelo di Luca e della Genesi, bensì l'evocazione effettuata da Cristoforo da Mitilene (13. sec.) nei Menei di dicembre. I due attributi di Adamo fanno riferimento al serpente come simbolo del peccato nell’Eden e all’albero della vita, prototipo della Croce di Cristo, attraverso la quale l’umanità può trionfare sul male e sulla morte; l’arca retta da Noè rappresenta la speranza della salvezza (UNDERWOOD 1966, The Kariye Djami, vol. 1, pp. 52-54; VELMANS 2006, L'arte monumentale bizantina, p. 244).