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Identification

Chiesa di Santa Sofia, Istanbul – Lunetta della porta imperiale con Cristo in trono – Leone 6. – Vergine – Arcangelo Gabriele

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Iconographic description

Al centro campeggia Cristo, seduto su un grosso cuscino che poggia su un trono a lira riccamente gemmato; indossa tunica e pallio, e calza sandali; i piedi poggiano su un suppedaneo; ha la barba e intorno al capo un nimbo crucisegnato, bordato di rosso. Cristo, con la mano sinistra, regge un codex aperto, mentre la mano destra è in atteggiamento benedicente. In corrispondenza dei bracci della croce del nimbo, compare la traccia dell'iscrizione che identifica Gesù Cristo: mancano le tessere ed è visibile solamente la malta del sottofondo. Alla destra del Salvatore, è raffigurato un imperatore non identificato da alcuna iscrizione, ma riconoscibile come Leone 6. il Saggio (886 – 912): è in atteggiamento di proskynesis, con le mani tese in segno di preghiera e con lo sguardo non rivolto in direzione di Cristo, ma verso lo spazio circostante; ha il capo nimbato, porta una corona gemmata, veste una tunica porpora ed un pallio bianco ricamato in oro a rombi. Ai lati del Cristo, in corrispondenza dello schienale del trono, sono rappresentati, entro clipei costituiti da due cerchi concentrici verde (esterno) e blu (interno), la Vergine e l'arcangelo Gabriele, rispettivamente a sinistra e a destra. La Vergine ha il capo rivolto verso Cristo e le mani alzate in segno di preghiera e di intercessione; indossa un maphorion di colore blu scuro, dal quale spunta, in corrispondenza della fronte, un velo bianco con bordo dorato. L'arcangelo indossa una tunica del tutto simile a quella indossata da Cristo e un mantello; inoltre, reca il kyrikeion, ossia il bastone, attributo dei postulanti, realizzato con tessere rosse e blu, e terminante con una perla incastonata in un diaspro. Lo sfondo è suddiviso in tre sezioni orizzontali che rappresentano, a partire dall'alto, il firmamento e la terra (WHITTEMORE 1933, The mosaics of St. Sophia, pp. 14-23; CHATZIDAKIS 1965, La pittura bizantina e dell’Alto, p. 19; BECKWITH 1967, L'arte di Costantinopoli, p. 48; LAZAREV 1967, Storia della pittura bizantina, pp. 144-145; KAHLER 1967, Die Hagia Sophia, p. 49, 56, 58; KINROSS 1972, Santa Sofia, p. 63; IL MOSAICO 1996, pp. 107-108; CIMOK 1997, Mosaics in Istanbul, pp. 56-57; FOBELLI 2005, Un tempio per Giustiniano, p. 205, nota 26; BISANZIO COSTANTINOPOLI ISTANBUL 2008, pp. 157-160). La lunetta reca un bordo costituito da un doppio motivo a greca nel quale è inserito un motivo floreale stilizzato.

Iconological description

Secondo John Beckwith, la scena rappresenta l'ortodossia e la pietas dell’imperatore Leone 6. che, umiliandosi, riceve la Santa Sapienza da Cristo, al fine di poter governare l'Impero (BECKWITH 1967, L’arte di Costantinopoli, p. 46). Secondo Andrè Grabar, la scena si può ricondurre al rituale imperiale bizantino, in particolare all'ingresso dell'imperatore nella chiesa di S. Sofia, descritto nel “Libro delle Cerimonie” di Costantino Porfirogenito: infatti, proprio nel punto in cui si trova il mosaico, tra il nartece ed il naos, l'imperatore si prosternava, in segno di umiltà cristiana. Sempre secondo André Grabar, grazie alla presenza dei medaglioni contenenti Maria e l'Arcangelo, il mosaico può anche essere collegato al sermone dello stesso Leone 6. sull'Annunciazione, nel quale l'imperatore glorifica la Vergine come colei che fece risplendere la luce (ossia Cristo) sul mondo, supplicandola di fargli da guida. Tania Velmans, seguendo l'interpretazione di C. Osieckowska afferma, tuttavia, che la Vergine supplice a destra di Cristo è riconducibile anche alla Deesis: Leone 6. invocherebbe la sua intercessione, insieme a quella degli angeli, per affrontare il Giudizio finale (BISANZIO COSTANTINOPOLI ISTANBUL 2008, p. 157). Secondo Ioannis Spatharakis, Maria, in questa scena che rappresenta il più celebre esempio di proskynesis, riveste una funzione di mediatrice tra Cristo e l'imperatore (SPATHARAKIS 1996, Studies in byzantine manuscript, pp. 203-204). Secondo l'interpretazione di N. Oikonomides, Leone 6. chiede perdono a Cristo per il suo quarto matrimonio, di norma proibito dalla Chiesa Ortodossa (CIMOK 1997, Mosaics in Istanbul, p. 57).